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luis enrique dalla tribuna gioca a scacchi col suo PSG

i fischi di trapattoni? la corsa di mazzone? le proteste di mourinho? la giacca di allegri? scordatevele. luis enrique apre la strada dell'allenatore scacchista, che guida dall'alto i suoi giocatori-pedine. e la cosa non ci piace per niente.

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psg-atalanta, prima giornata della "fase campionato" della champions league 2025-2026.

l'allenatore del paris saint germain, luis enrique, è in tribuna a seguire la partita. ma non è squalificato...

lo spagnolo ha scelto di andare ai piani alti del parc des princes per guardare meglio gli schieramenti delle squadre in campo, lo sviluppo del gioco e, munito di cuffia e microfono, guidare i movimenti dei suoi giocatori comunicando in tempo reale con la panchina che detta cosa fare.

è vero che non è la prima volta che succede ciò (quando si viene squalificati succede sempre, guidolin negli anni '90 lo fece già una volta), ma luis enrique ha nella sua volontà riproporre costantemente questa nuova modalità di vivere la partita per un allenatore.

partiamo proprio dal questo termine, "allenatore", colui che allena: "allenare" per la treccani significa "dare con l'esercizio lena, attitudine, capacità, vigore, soprattutto per affrontare determinate prove o svolgere determinate attività".

l'allenatore, nel caso del calcio, dovrebbe vivere tutta la settimana la squadra per assolvere al meglio quanto sta nel significato del nome del suo ruolo, e poi arrivare al fine settimana, al matchday, con la squadra preparata ad affrontare la sfida per cui si sono preparati.

basta chiedere in giro, agli addetti ai lavori, o avere la fortuna di assistere a una sessione di allenamento di squadre professionistiche per sapere come l'allenatore non alleni proprio niente. anzi, molto spesso non sta neanche in campo, facendo guidare la seduta al suo staff.

l'allenatore o, meglio in questo caso, manager, gestisce quindi il suo staff e il suo parco giocatori a tavolino, dettando strategie e tattiche (nemmeno troppo spesso quest'ultime data la folta presenza di collaboratori specializzati in queste) senza quasi mai vivere il quotidiano della preparazione atletica, tecnica e tattica della sua squadra.

un modo di guidare le squadre di calcio che ormai è stato sdoganato da qualche anno (sono pochi gli allenatori propriamente detti) e che non desta troppo scalpore mediatico perché sta lontano dai riflettori.

quanto successo in psg-atalanta è invece sotto gli occhi di tutti, ma non è lontano (anzi, è la naturale evoluzione) di quanto appena detto. l'allenatore (scusate ancora, ma manager non ci entra in testa) se non vive il campo durante la settimana, perché dovrebbe farlo in partita? per incoraggiare i propri calciatori? potrebbe farlo il mental coach. per farsi rispettare dall'arbitro? con la tolleranza zero degli ultimi mesi non possono nemmeno apri bocca. per guidare i movimenti? sì.

e veniamo qui all'altro aspetto del calcio del terzo millennio: i giocatori-pedine.

ne abbiamo parlato già scrivendo di fabregas. la new wave del football è la tattica al di sopra della tecnica, gli schemi di gioco al di sopra delle giocate dei singoli: in altre parole, l'annullamento del calciatore in nome di schemi provati in settimana e ripetuti in partita, dove lo spazio per la fantasia è ridotto allo zero.

il calciatore è quindi ridotto a pedina di una scacchiera verde, in cui l'allenatore o, meglio, manager o, ancora meglio, scacchista, lo sposta e lo guida secondo la strategia di gioco che ha in mente. e allora perché andare in panchina quando dall'alto può guardare la scacchiera nella sua interezza?

questo innalzamento (anche fisico) della tatticista e l'abbassamento del calciatore è quanto di più male secondo noi si possa fare al calcio: l'emozione che lo spettatore prova nel vedere una grande giocata, la voglia dei bambini di replicarla, la passione nel vedere una squadra coriacea che lotta anche per la conquista di una fallo laterale e l'innamorarsi di un calciatore funambolico ma sregolato sono ormai un dolce ricordo, quando in realtà erano la base con cui generazioni e generazioni si sono innamorate di questo sport.

uno sport diverso da tutti gli altri perché basta un pallone per giocarci e sentirsi il proprio calciatore preferito, uno sport diverso da tutti gli altri perché ogni minuto di gioco può essere decisivo perché il goal e la giocata possono uscire dal cilindro di uno dei suoi interpreti: ridurlo a una partita a scacchi tra due persone che giocano con pedine da milioni di euro non è lo sport che amiamo.



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