vi portiamo dove il calcio è di quartiere: benvenuti a londra
- opinionicalcistich
- 4 giorni fa
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approfittando della pausa delle nazionali per i campionati di primo livello, vi raccontiamo la nostra esperienza nel matchday di una storica squadra inglese, la seconda più antica di londra e oggi in terza serie: tra le case dell'east london, eccovi il leyton orient.
quando si pensa allo sport più famoso del mondo non si può non pensare all'inghilterra dove è stato inventato.
quando si pensa all'inghilterra calcistica non si può non pensare alle due potenze di manchester, allo spettacolo della kop del liverpool e all'innumerevole quantità di squadre di londra.
quando si pensa alle squadre di calcio della capitale, però, non è immediato pensare al leyton orient. eppure non dovrebbe essere così.
certo è che arsenal e tottenham a nord, millwall e crystal palace a sud, chelsea e fulham a ovest e west ham e charlton athletic a est si spartiscono l'interesse del calcio londinese di alto livello, essendo i club che hanno maggiormente militato nelle massime divisioni. eppure, pur avendo sempre galleggiato tra seconda e terza divisione, è un club di grande tradizione, essendo il secondo più antico della capitale e rappresentante di un intero quartiere.

è raro trovare un tifoso de the o's che non sia di leyton, com'è altrettanto difficile trovare un cittadino di leyton che non si interessi della propria squadra; lo si percepisce subito arrivando alla stazione della central line della tube, con sciarpe e maglie (rigorosamente originali) che colorano la via principale del quartiere: qui si respira la sua multiculturalità (tra il 60 e il 70% dei residenti sono asiatici e africani) ma anche il suo attaccamento alle tradizioni, e qui tradizione fa rima con calcio.
non c'è orario più tradizionale che il sabato alle 3 di pomeriggio per una partita di calcio inglese: proprio in questa fascia oraria non vengono trasmesse dirette televisive delle gare,

perché si va soltanto allo stadio. prima del match, è immancabile la sosta al pub. in uno dei più frequentati dai tifosi dell'orient ci accolgono gli steward: l'ingresso è riservato ai possessori del biglietto per la partita. dentro fiumi di birra, odore di fish and chips e salsicce in salsa grevy, conversazioni ad alto volume e bambini che si rincorrono tra i tavoli: what else?

fino a meno di mezz'ora dall'inizio sono ancora tutti lì, aspettando l'ultimo minuto per dirigersi allo stadio. fino a quando non superi l'ultimo angolo, brisbane road si confonde tra le casette rigorosamente con giardinetto e finestre bianche. arrivato lì, un controllo veloce, un saluto con i tifosi ospiti a cui si va a stendere la mano mentre sono in fila, una scansione del qr code porgendo il telefono allo steward dentro un cubicolo in mattoni di metà '900 e sei all'interno dello stadio. ma non è ancora tempo di andare sugli spalti: le squadre si stanno schierando in campo quando c'è ancora tempo per un'ultima birra (non si possono bere alcolici sulle tribune) e di acquistare il match programme prima di prendere posto.
qui una gradita sorpresa: il leyton ci ha fatto trovare sui nostri sediolini un messaggio di benvenuto per la prima volta al brisbane. questo si che è fan engagement. siamo stati fortunati a trovare i biglietti nella storica east stand (per intenderci quella opposta alla ripresa televisiva), proprio nella prima fila della tribuna con la struttura in legno:

il bordo campo rende l'esperienza della partita unica, con il guardalinee con le gambe atletiche ma la pancetta da birra che ti corre a pochi metri, con il capitano della squadra avversaria che con voce perentoria ma rispettosa chiede spiegazioni, con il n.10 della squadra di casa che si destreggia in un dribbling sulla linea laterale per involarsi verso la porta avversaria servendo il 4-0 che chiude il match. il sostegno alla squadra e la visione della partita non sono paragonabili a quelli italiani: non ci sono cori incessanti dai gruppi del tifo organizzato (apprezzabili in italia, per carità, ma forse troppo avulsi dal gioco e dell'andamento della gara) ma cori di sostegno nei momenti decisivi, sia di sofferenza che di soddisfazione per un buon momento, non ci sono offese gratuite ma cori ironici (we're here too, we're here too, linesman, we're here too dopo una serie di decisioni a senso unico del guardalinee, con esultanza pari a un goal quando viene fischiato un fuorigioco a favore) e di elogio dei propri calciatori sfruttando la discografia mondiale (in your head, in your head, connolly, connolly, connolly-ly-ly per esprimere come i difensori avversari vedranno il n.10 e i suoi dribbling ubriacanti dappertutto dopo il match).

all'intervallo stesso copione del pre-match: file chilometriche all'interno delle tribune per accaparrarsi una pinta di birra prima del fischio iniziale della ripresa. e clamorosamente tutti ci riescono. la partita praticamente chiusa già al quinto minuto della ripresa è l'occasione per vivere al meglio la ritrovata serenità dei tifosi di casa (dopo un mese di sconfitte): giro di campo delle due mascotte, qualche hot dog e una bella zuppa da bere come fosse tè e si arriva dritti dritti ai 10 minuti

di recupero causati da un grave infortunio. nonostante ciò e un esito ampiamente deciso, fino all'ultimo secondo le squadre non smettono di correre, di fare contrasti, di attaccare e di difendere strenuamente anche un solo goal: contrariamente all'italia, infatti, in inghilterra in caso di arrivo a pari punti a fine campionato conterà la differenza reti, rendendo ogni goal decisivo per il piazzamento finale.
ricapitolando: nei 90 minuti (anche se diventano 100) non ci si annoia mai, si può prendere da mangiare e da bere facendo sì fila ma non pagando un rene e non perdendo un minuto di partita, si può arrivare allo stadio ed entrare in meno di due minuti, si può stringere la mano ai tifosi ospiti pre partita e uscire insieme, fianco fianco, fino a raggiungere la metro, si può mangiare e bere al pub pre e post partita in un'atmosfera di perenne gioia e spensieratezza nonostante classifica e risultato.
dov'è la fregatura? l'unica che vediamo è che per vivere queste emozioni dobbiamo andare fino a londra...la patria del calcio.

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